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Rapporto Ocse 2008:
cresce il divario sociale nei paesi sviluppati
Da 20 anni il
divario fra ricchi e poveri è in costante aumento nei paesi maggiormente
industrializzati. L'Italia è fra gli stati che soffrono maggiormente di questo
problema, ma nell'ultimo decennio sono quelli più virtuosi ad aver sperimentato
una crescita maggiore delle differenze sociali
23.10.2008 21:10:54
Dusseldorf - Paesi sviluppati sempre più afflitti dalla disuguaglianza sociale,
questa l'immagine del mondo odierno fornita dal Rapporto Ocse
Per il Bel Paese c'è però
una notizia positiva, ovvero il divario è cresciuto soprattutto nel decennio
fra il 1985 ed il 1995, mentre in quello successivo, a paragone di altri paesi
europei, è calato. Dal 1995 al 2005 gli stati ad aver subito
un incremento maggiore sono stati Finlandia,
Germania, Svezia, Norvegia, Danimarca, Austria, ovvero quelli
solitamente più virtuosi ed "egualitari". Maurizio Giangreco,
consigliere comunale a Dusseldorf, ha
infatti spiegato che "anche qui in
Germania si sta ampliando in maniera enorme il divario fra i più ed i meno
abbienti come confermato da uno studio presentato la
scorsa settimana da un giornale tedesco a carattere economico. Purtroppo la
tendenza è quella". Imputabile di questo fenomeno è la crisi dello stato sociale, anche
detto welfare, un tempo particolarmente sviluppato in
questi stati e capace di mantenere il divario contenuto. Il costo di una tale
struttura in termini monetari e di competitività internazionale lo ha reso però
difficile da mantenere e quindi ha dovuto subire un necessario
ridimensionamento.
Gli stati un tempo
virtuosi si stanno quindi avvicinando a quelli che lo sono meno tanto che Giangreco ha concluso che "l'Europa in questo settore si sta drammaticamente
unificando". Un fenomeno simile anche se dai risultati
inversi a quanto avviene fra paesi già sviluppati e quelli emergenti. Gli
ultimi infatti registrano crescite annue di gran lunga superiori ai primi che
arrancano su valori prossimi allo zero così che, in un periodo relativamente
breve, si potrebbe arrivare ad una sostanziale parità. L'analogia fra i due
casi non vuole essere soltanto un esempio chiarificatore, ma intende
sottolineare altresì un rapporto causa effetto. E' infatti lo sviluppo dei
paesi emergenti che ha reso necessario il ridimensionamento dello stato
sociale, pena la perdita eccessiva di competitività, e pertanto il divario sociale interno agli stati cresce
all'aumentare dell'uguagliana infrastatuale.
Certo che per quegli
stati non abituati lo shock è forte. Si tratta, ha
infatti testimoniato Giangreco, di "un problema che sta portando scompiglio in Germania
perché mina una delle
sue principali sicurezze visto che per tradizione è sempre stata considerata
un'isola felice da questo punto di vista. Ci sono provvedimenti per cercare di stimolare il
consumo, ma la tendenza sembra essere quella di un maggior divario. Qui inoltre
c'è il problema che questo è un fenomeno nuovo. L'Italia è sì cresciuta
economicamente, ma ha sempre sofferto di questa piaga, mentre qui è percepito
come qualche cosa di nuovo e pertanto ancor più spaventoso. E' stato un vero
colpo".
Va poi sottolineato che l'alto coefficiente italiano è determinato
in particolare dalla differenza
esistente fra nord e sud del paese. Un problema che dovrebbe
essere avvertito anche a Berlino perché "qui esiste una differenza fra Germania ovest ed est, quest'ultima
afflitta tutt'ora da gravi carenze strutturali, ma il
fenomeno non è paragonabile al problema italiano del Mezzogiorno. Il divario di redditi è quindi una tendenza che sta
colpendo la Germania nella sua interezza". Mentre il
bel Paese non è riuscito, da quando si è creato, perché è da allora che il
problema del sud Italia esiste, a risolvere la questione del Mezzogiorno,
complice la presenza della criminalità organizzata, la Germania "è riuscita, ma - ha spiegato il
consigliere di Dusseldorf - è costato tantissimo e sta ancora costando molto.
Le due aree sono ormai dal punto di vista economico, sociale e strutturale
similari, ma esistano ancora nella ex Germania dell'est delle zone poco
industrializzate che sono una zavorra. Un problema minore di quello italiano,
ma che i tedeschi non sottovalutano tanto che capita di sentir dire che con la caduta del muro per la
Germania è stata la fine del sicuro benessere a lungo termine. Si pensa quindi che senza l'unificazione i vecchi
standard si sarebbero riusciti a mantenere".
NewItaliaPress
23 ottobre 2008