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Rapporto Ocse 2008:
cresce il divario sociale nei paesi sviluppati

Da 20 anni il divario fra ricchi e poveri è in costante aumento nei paesi maggiormente industrializzati. L'Italia è fra gli stati che soffrono maggiormente di questo problema, ma nell'ultimo decennio sono quelli più virtuosi ad aver sperimentato una crescita maggiore delle differenze sociali

23.10.2008 21:10:54

Dusseldorf - Paesi sviluppati sempre più afflitti dalla disuguaglianza sociale, questa l'immagine del mondo odierno fornita dal Rapporto Ocse 2008. L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha infatti evidenziato che negli ultimi 20 anni il divario fra ricchi e poveri è costantemente aumentato nei 30 paesi più sviluppati. Utilizzando il così detto coefficiente ‘Gini', che misura appunto la disparità di reddito, il rapporto ha attribuito ad ogni paese un valore formando quindi una sorta di ingloriosa classifica. L'Italia purtroppo si posiziona ai piani alti, superata solamente dal Messico, in assoluto lo Stato con maggiori differenze sociali, al quale è stato attribuito un coefficiente di 0,50, seguito da Turchia, Portogallo, Usa e Polonia. L'Italia è quindi sesta, con un coefficiente di 0,35, quando invece quello medio dei paesi Ocse è 0,30.

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Per il Bel Paese c'è però una notizia positiva, ovvero il divario è cresciuto soprattutto nel decennio fra il 1985 ed il 1995, mentre in quello successivo, a paragone di altri paesi europei, è calato. Dal 1995 al 2005 gli stati ad aver subito un incremento maggiore sono stati Finlandia, Germania, Svezia, Norvegia, Danimarca, Austria, ovvero quelli solitamente più virtuosi ed "egualitari". Maurizio Giangreco, consigliere comunale a Dusseldorf, ha infatti spiegato che "anche qui in Germania si sta ampliando in maniera enorme il divario fra i più ed i meno abbienti come confermato da uno studio presentato la scorsa settimana da un giornale tedesco a carattere economico. Purtroppo la tendenza è quella". Imputabile di questo fenomeno è la crisi dello stato sociale, anche detto welfare, un tempo particolarmente sviluppato in questi stati e capace di mantenere il divario contenuto. Il costo di una tale struttura in termini monetari e di competitività internazionale lo ha reso però difficile da mantenere e quindi ha dovuto subire un necessario ridimensionamento.

 

Gli stati un tempo virtuosi si stanno quindi avvicinando a quelli che lo sono meno tanto che Giangreco ha concluso che "l'Europa in questo settore si sta drammaticamente unificando". Un fenomeno simile anche se dai risultati inversi a quanto avviene fra paesi già sviluppati e quelli emergenti. Gli ultimi infatti registrano crescite annue di gran lunga superiori ai primi che arrancano su valori prossimi allo zero così che, in un periodo relativamente breve, si potrebbe arrivare ad una sostanziale parità. L'analogia fra i due casi non vuole essere soltanto un esempio chiarificatore, ma intende sottolineare altresì un rapporto causa effetto. E' infatti lo sviluppo dei paesi emergenti che ha reso necessario il ridimensionamento dello stato sociale, pena la perdita eccessiva di competitività, e pertanto il divario sociale interno agli stati cresce all'aumentare dell'uguagliana infrastatuale.

 

Certo che per quegli stati non abituati lo shock è forte. Si tratta, ha infatti testimoniato Giangreco, di "un problema che sta portando scompiglio in Germania perché mina una delle sue principali sicurezze visto che per tradizione è sempre stata considerata un'isola felice da questo punto di vista. Ci sono provvedimenti per cercare di stimolare il consumo, ma la tendenza sembra essere quella di un maggior divario. Qui inoltre c'è il problema che questo è un fenomeno nuovo. L'Italia è sì cresciuta economicamente, ma ha sempre sofferto di questa piaga, mentre qui è percepito come qualche cosa di nuovo e pertanto ancor più spaventoso. E' stato un vero colpo".

 

Va poi sottolineato che l'alto coefficiente italiano è determinato in particolare dalla differenza esistente fra nord e sud del paese. Un problema che dovrebbe essere avvertito anche a Berlino perché "qui esiste una differenza fra Germania ovest ed est, quest'ultima afflitta tutt'ora da gravi carenze strutturali, ma il fenomeno non è paragonabile al problema italiano del Mezzogiorno. Il divario di redditi è quindi una tendenza che sta colpendo la Germania nella sua interezza". Mentre il bel Paese non è riuscito, da quando si è creato, perché è da allora che il problema del sud Italia esiste, a risolvere la questione del Mezzogiorno, complice la presenza della criminalità organizzata, la Germania "è riuscita, ma - ha spiegato il consigliere di Dusseldorf - è costato tantissimo e sta ancora costando molto. Le due aree sono ormai dal punto di vista economico, sociale e strutturale similari, ma esistano ancora nella ex Germania dell'est delle zone poco industrializzate che sono una zavorra. Un problema minore di quello italiano, ma che i tedeschi non sottovalutano tanto che capita di sentir dire che con la caduta del muro per la Germania è stata la fine del sicuro benessere a lungo termine. Si pensa quindi che senza l'unificazione i vecchi standard si sarebbero riusciti a mantenere".  

 NewItaliaPress 23 ottobre 2008