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IL SERVIZIO
SANITARIO RADDOPPIA…IN TUTTO?
Un certo clamore
ha accompagnato la notizia che in questi dieci anni il fabbisogno annuo per il
funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale è raddoppiato passando da
100.000 miliardi di lire a 102 miliardi di euro.
Il dibattito su
tale notizia si è per lo più incentrato sulle analisi di economisti la cui
continua, ossessiva teoria è questa: Il Servizio Sanitario Nazionale
(personale, tecnologie, ecc.) costa sempre di più e fra poco non sarà più
possibile finanziarlo quindi è meglio già da adesso privatizzarlo.
Non lasciamoci
sviare da queste interessate cassandre che quando formulano i loro epitaffi
sulla sanità pubblica si omettono sempre di ricordano
che nella patria della iniziativa privata (non più ultimamente), gli Stati
Uniti, la percentuale di prodotto interno lordo dedicato alla sanità ammonta a
più del 14 per cento, di cui quasi l’8 alla sanità pubblica, (per fare un
raffronto l’Italia spende in tutto 8,4 per cento) e, nonostante questo, ci sono
45 milioni di cittadini sui 300 che vi abitano che non godono di nessuna
copertura sanitaria. Una palese violazione di diritti sociali fondamentali.
Da loro e da
altri la domanda che ci piacerebbe sentire è questa: in questi dieci anni il
Servizio Sanitario Nazionale è migliorato o peggiorato?
Ascoltando i
cittadini e leggendo i giornali sembrerebbe di no: l’accesso ai servizi
sanitari che costituisce nei fatti la prova della sua qualità non è migliorato,
anzi le liste d’attesa sono generalmente inaccettabili e a
volte addirittura scandalose e le differenze tra le Regioni si sono
accentuate proprio nei principi fondamentali (ad esempio i ticket sulla
farmaceutica e non solo).
Impegnarsi perché
tutto ciò venga eliminato sarebbe buona cosa, ma lo scenario che abbiamo
davanti non è molto confortante.
7 novembre 2008