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«Immigrati, Silvio non subisca gli slogan
leghisti»
ROMA - «Guardiamo tutto nell' ottica della sicurezza, e con gli occhiali appannati
dalla paura. Dalle elezioni politiche in poi, è prevalso un approccio molto
emotivo e poco razionale all' immigrazione. Il clima
di questi giorni - la tentazione di farsi giustizia da sé, l'
odio, il timore - è legato anche alla disinvoltura e alla strumentalità
di cui si è data prova. L' immigrazione è un fenomeno
che orienterà i processi economici e sociali dell' Europa per un secolo; non lo
si può affrontare con l' orecchio teso alle voci delle osterie della Bassa
padana. Il sonno della ragione genera mostri. Comportamenti aberranti da una
parte. Dall' altra, misure rivolte a tranquillizzare
l' opinione pubblica e a giustificare slogan elettorali».
Giuseppe Pisanu, presidente dell' Antimafia, ex ministro
dell' Interno, quarant' anni di politica alle spalle, premette di voler evitare
polemiche personali, tanto meno con il successore. «Purtroppo
si è formata una subcultura impressionante, che rende difficile il lavoro anche
a chi, come Maroni, vuole affrontare i problemi in modo razionale. Si sono
create condizioni in cui ci si ritrova come l' apprendista
stregone che non riesce a dominare i fantasmi da lui stesso evocati. Quando ero
al Viminale spuntò un piano, preparato da un illuminato ministro tra l' altro non della Lega, in cui si parlava di cannonate al
peperoncino da sparare contro gli scafisti e missili a testata elastica per
fermare le eliche delle barche. Dissi che, se me l' avessero portato, quel
piano sarebbe volato dalla finestra insieme con il portatore...».
Pisanu non nega la gravità delle premesse. «Esiste un
clima emotivo, che eccita gli istinti più bassi, ed esistono fatti
inaccettabili, le violenze, gli stupri, che lo alimentano. La "tolleranza
zero" è uno slogan fortunato, che però non vuol dire nulla. Già la
tolleranza 0,1 verso l' illegalità sarebbe troppo; ma
più d' una volta ho avuto la sensazione che la tolleranza zero servisse a
giustificare l' intolleranza. L' intolleranza verso l'
estraneo, verso chi la pensa diversamente, appartiene ad altre culture o ha
altre convinzioni religiose». L' impulso a farsi
giustizia da soli, sostiene Pisanu, nasce solo in parte dal lassismo, dalle
scarcerazioni facili, dal meccanismo delle garanzie che appare troppo
indulgente. «La vera battaglia è
Andrebbe affermato il principio che l' immigrazione
clandestina è solo l' aspetto patologico di un fenomeno positivo: se vogliamo
mantenere il nostro tasso d' attività, e quindi la nostra ricchezza, con l'
attuale trend di nascite dobbiamo accogliere 2-300 mila immigrati l' anno.
Numeri che, tranne forse in questo anno di crisi, coincidono con il fabbisogno
di manodopera indicato dagli industriali del Nord. Il paradosso è che l' estremismo antislamico e la
speculazione politica vengono alimentati soprattutto dove dell' immigrazione c'
è più bisogno». La recessione è destinata a rendere il quadro ancora più
inquietante: «Penso alla vicenda penosa dei lavoratori
italiani contestati in Inghilterra. Se persino loro sono guardati come
concorrenti, cosa può accadere agli extracomunitari?». Ma l' allarme
sociale, ragiona Pisanu, non è legato solo al disagio economico. «Stiamo arrivando alla seconda generazione di immigrati.
Nella banlieue parigina la rivolta nasce dall' emarginazione
sociale e dall' isolamento culturale, più che dalla povertà. Gli attentatori di
Madrid problemi economici non ne avevano, così come i terroristi di Londra,
esponenti della piccola e media borghesia dell' immigrazione
pachistana. Segnali di rivolta sono sempre più evidenti anche in Italia. Le
bandiere cinesi sventolate in via Paolo Sarpi; la
ribellione dei giovani nigeriani nel Casertano; le grandi manifestazioni
sfociate nelle preghiere in piazza Duomo a Milano, al Colosseo, davanti a San
Petronio».
Preghiere da vietare? «Sì. Perché rivelano un progetto
pericolosissimo: dare contenuto religioso a una protesta politica. È il
meccanismo con cui si sono affermati Hamas e Hezbollah. Va disinnescato. Ma non
soltanto con i divieti. La verità è che una politica dell' immigrazione
non esiste. Il tema è importante quanto la recessione, ma il Parlamento non vi
ha mai dedicato una seduta; si è limitato a piccoli provvedimenti qua e là,
sempre sulla spinta di fatti che avevano scosso l' opinione
pubblica e sempre sul versante della repressione. In questo clima di
intolleranza un atteggiamento razionale, intelligente, umano - penso ad esempio
al cardinale Tettamanzi - viene additato come eversivo. E qui la responsabilità
politica della Lega non può essere nascosta».
Un esempio di irrazionalità appare a Pisanu l' emergenza
di Lampedusa. «Gli sbarchi rappresentano appena il 15% dell' immigrazione
clandestina. La forma più povera e debole, su cui si concentra un' attenzione esasperata. Da ministro andai a visitare il
centro di Lampedusa: 800 persone vivevano in condizioni indegne, in un posto
che ne teneva a stento un quarto. Feci costruire un nuovo centro, e diedi
ordine di trasferire in tempi rapidi i nuovi arrivati». Ora si è scelta la via
opposta: tutti resteranno sull' isola, in attesa di
essere rimpatriati. «Ma per rimpatriare un clandestino
occorre prima identificarlo; e tutti o quasi hanno gettato via i documenti. Poi
bisogna verificare che non abbia lo status del rifugiato. Infine serve l' accordo con il Paese di provenienza. A Lampedusa molti
arrivano dalla Tunisia; e noi con la Tunisia facemmo buoni accordi. Ma non
possiamo pensare che accolga in blocco centinaia di clandestini». Per quanti c'
è posto a Lampedusa? «Dicono 800. Secondo me, di meno.
Oggi sono 1.200. La situazione è esplosiva; può succedere di tutto. Si dovrebbe
alleggerire la pressione sull' isola. Invece si
accumula tensione, accumulando immigrazione in un solo posto».
Che impressione le fa vedere l' esercito nelle vie
delle città? «È solo mostrare
Cazzullo Aldo
Corriere della Sera di lunedì 2 febbraio 2009