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Importante sentenza del
tribunale di Trento che, dopo l'esame della Consulta, apre la strada a
centinaia di altre cause
Malata di poliomielite risarcita dopo 43 anni
Venne colpita quando aveva 7 mesi: il ministero deve indennizzare
Lo Stato aveva sempre negato
il nesso di causalità col vaccino
TRENTO. Ci sono voluti 43 anni, ma alla fine ce l'ha fatta. Una donna trentina
è riuscita a farsi riconoscere dal tribunale di Trento il diritto
all'indennizzo per aver contratto - dall'età di pochi mesi - la poliomielite a
seguito della vaccinazione obbligatoria. Si tratta di una sentenza storica, che
apre la strada a molte altre cause di risarcimento.
La sentenza porta la firma del giudice del lavoro Giorgio Flaim, che ha
condannato il Ministero della Salute a risarcire la ricorrente colpita da
poliomielite 43 anni fa dopo essere stata vaccinata col vaccino Salk. La
sentenza - come dicevamo - è destinata ad aprire la strada ad altre cause
simili: mai infatti era stato riconosciuto un risarcimento a tanto tempo di
distanza.
Ma colpisce anche il modo in cui gli avvocati fiorentini Marcello Stanca e
Francesco Achille Rossi sono riusciti a documentare il caso, un caso destinato
a fare giurisprudenza. La causa è durata otto anni ed è approdata anche davanti
alla Corte Costituzionale, che ha dato torto al Ministero dichiarando
l'illegittimità costituzionale della legge che non garantiva l'indennizzo a chi
avesse contratto la poliomielite prima del 1966, anno di entrata in vigore
della vaccinazione obbligatoria. La sentenza della Consulta ha consentendo la
conclusione positiva del processo per la ricorrente. Un motivo di amarezza
espresso dall'avvocato Marcello Stanca è che in base ad una legge che abbatte
del 70% l'ammontare degli arretrati, la donna riceverà un indennizzo di circa
140 mila euro, quando avrebbe dovuto riceverne circa 420 mila. "Si tratta
di un'assurdità - dice il legale - perché i risarcimenti a chi ha avuto danni
da trasfusioni di sangue vanno da 390 a 450 mila euro e si tratta di persone
che hanno subito un danno per caso; mentre nel caso del vaccino antipolio si
tratta di persone che hanno avuto danni fin dalla nascita a causa di un obbligo
imposto dal Ministero. Penso ad un ricorso alla Corte dei diritti dell'Uomo.
Non è ammissibile, infatti, che il governo attui una disparità di trattamento
simile solo per motivi di bilancio".
La signora trentina affetta da poliomielite è nata nel 1959. All'età di sette
mesi le era stata praticata la vaccinazione antipolio Salk (con virus ucciso) e
cinque giorni dopo era comparsa l'infezione, che le ha provocato una paralisi
permanente. La causa intentata a tanti anni di distanza, sulla base di altre
sentenze favorevoli ma risalenti ad epoca molto più recente, ha dovuto fare i
conti con l'opposizione del Ministero, che negava il nesso di causalità tra
l'infezione alla signora e la vaccinazione, sostenendo che il vaccino Salk con
virus ucciso non poteva provocare il contagio e che la malattia contratta dalla
donna era da ascriversi a un'epidemia di poliomielite che tra il 1958 e il 1959
aveva causato in Italia 12 mila casi. Ma le indagini ordinate dal giudice
trentino su richiesta dello studio legale fiorentino hanno permesso di scoprire
altri casi di contagio da vaccino Salk coperti dal segreto sanitario.
http://www.trentinocorrierealpi.quotidianiespresso.it/trentinocorrierealpi/arch_16/trento/trento/an701.htm